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Diario di un'exchange student

"ciò che si perde sarà sempre molto meno di ciò che si avrà guadagnato"

25 • Skype

By 22:18

Subito dopo essere tornata dalla Svezia ho preso di tutto: raffreddore, tosse, febbre, ebola, tutto.

Sarà stato il freddo (che poi non era freddo, visto che minimo sono stati -6 gradi), o mi sarò vestita troppo leggera (che poi non mi sono vestita tanto leggera, visto che non era freddo). Fatto sta che preciso il giorno dopo il mio ritorno sembravo in fin di vita: sarà stata la mancanza della Svezia.
Intanto ho continuato a parlare con la hostfamily che, interessata, mi chiedeva come fosse andato il viaggio e di raccontargli quello che ho fatto. 
Mentre io chiedevo loro notizie sulle partite di basket di Lexi (la mia hostsister del '97), visto che la sua squadra (le Lady Falcons) è arrivata prima a importanti tornei e oggi parteciperanno alle regionali; sono già proud of them e ovviamente l'anno prossimo sarò la loro biggest fan. 
Questo fine settimana si prospettava vuoto e stancante: danza di sabato pomeriggio, a letto presto, partita del fratello di domenica mattina e studio intenso in ogni momento libero. 
Allora ho mandato il fatidico messaggio alla hostfamily: "Hey! Are you free to Skype this weekend? I can't wait!".

Domenica sera, dopo cena, mio babbo era più euforico di me: "un attimo vado a prepararmi", "mettiamoci qui con dietro il camino che è meglio", "aspettate, aggiusto le luci", "proviamo prima a vedere se la connessione funziona se ti chiamo col mio computer","secondo voi dovremmo fare un'entrata d'effetto?"
Mentre lo guardavo girovagare per casa io ero già seduta davanti al computer, in pigiama e struccata: nemmeno dovessimo fare una videochiamata con Obama! 
Dopo 10 ore di ritocchi e prove, finalmente babbo me li ha lasciati chiamare. 
Infatti io, non so come, non avevo paura, anzi ero calmissima e non vedevo l'ora di vederli. 

Poi hanno risposto.

I primi venti secondi sono stati alquanto imbarazzanti: dopo esserci salutati ci siamo fissati a lungo non sapendo cosa dire, sorridendo e annuendo.
Poi è scappata fuori mamma: "Ciao a tutti! Come state?"
Io: "Mamma mica lo sanno l'italiano!"
Già si partiva bene...
Prima di tutto ci siamo ripresentati live e per la prima volta ho potuto parlare con Falon, la piccolina del 2004, che è timidissima e diceva le cose con la voce bassissima, ma già ho capito che andremo d'accordo visto che mi ha detto che la sua materia preferita è "mangiare".
Poi c'era mio fratello, anche lui del 2004, che guardava incantato lo schermo, senza capire una mazza. 
Lexi e Mi (che ho scoperto di pronuncia come "my" e che è l'hostmum) sorridevano tutto il tempo e parlavano parlavano parlavano cercando di essere chiare così capivo tutto (o quasi). 
Mac (l'hostdad) invece è un po' più riservato ed entrava e usciva dallo schermo, ma mi è sembrato carinissimo pure lui. 
Mia mamma continuava a parlare italiano misto a parole di tipico inglese maccheronico, a gesticolare, a chiedermi di fare domande stupide del tipo "da voi c'è il gelato?" e domande alle quali in realtà avevano già risposto, ma lei non aveva capito.
Mio babbo si nascondeva dietro di me, rosso in viso, non ho capito bene se si vergognasse o avesse paura.
Io invece ero tranquilla, contenta di vederli per la prima volta e poter parlare con loro, anche se all'inizio sono diventata abbastanza viola in viso per la vergogna ahaha.

Abbiamo parlato di un sacco di cose, mi hanno detto che vogliono andare a sciare in New Mexico quando sarò là e che li dovrò insegnare, che vogliono provare la mia pizza, che è strano che io non conosca la maggior parte del cibo che loro hanno là, che loro il carnevale lo festeggiano a settembre e fanno dei rodeo, che mi consigliano di portare vestiti andrò sarò là (ottimo consiglio!), che vogliono farmi provare ciò che cucinano al barbecue, che andremo al prom perché alla Bushland ci possono andare anche i junior, che sabato c'erano 20 gradi, mentre domenica stava nevicando, che di solito loro non vanno al giro coi cavalli come pensano tutti e quando si incontrano non tirano fuori le pistole e fanno il tipico giochino dei cowboy, ma sono persone normali (e lo sembrano anche). 
E in tutto ciò mia mamma non capiva niente, o anzi a volte capiva, ma tutti il contrario (mamma inizia a studiare un po' di inglese). 


Questo è quello che mi hanno scritto dopo aver fatto Skype: sono felicissima, non vedo l'ora di rivederli tutti! 


Oggi pomeriggio mi è arrivato l'invito all'Orientation di Youabroad che si terrà sabato 30 maggio a Roma presso la John Cabot University
Quest'anno, a differenza degli altri, ci saranno due orientations perché siamo in molti, troppi, ragazzi a partire: una è a Roma e l'altra a Milano.
Sarebbe stato bello se ce ne fosse stata solo una, così da conoscere tutti gli exchanges, ma pensandoci bene Roma è abbastanza scomoda per chi viene dal nord. 
Non vedo l'ora di arrivare a quel giorno, perché significherà ce saremo sempre più vicini alla partenza e sarà un'occasione per parlare con gente che farà la mia stessa pazzia di lasciare l'Italia per 10 mesi. E poi vedrò Ludovica, la mia compagna di avventure Texane: attenti cowboys e cowgirls, stiamo arrivando!






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